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Role Aperta da Blair_Volkov
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*I tenui raggi del Sole penetravano dalle finestre del castello, illuminando di una pallida luce i bui corridoi che si diramavano lungo l'intero castello. Le lanterne regolarmente appese alle pareti emettevano un fioco bagliore giallognolo, ombreggiando il muro della loro sagoma e facendo luce nel punto anteriore. Il corridoi erano vuoti, non si vedeva in giro anima viva, e nemmeno morta, talvolta dalle finestre si potevano scorgere gufi e civette in volo per recapitare le lettere ai propri padroni ma nulla di tutto ciò permetteva alla quiete dei piani superiori del castello di frantumarsi. L'autunno ormai inoltrato faceva si che di tanto in tanto una foglia colorata si staccasse da un ramo, per poi compiere l'ineguagliabile danza cadendo lentamente al suono. Blair amava le stagioni di fine anno, i colori che esse portavano non erano simbolo della "natura morta" come molti credevano, per lei questo era un segno di cambiamento, che preparava gli alberi all'inverno scoprendoli del proprio fogliame.
Un suono lontano di passi giungeva dalla scalinata che portava al quarto piano, lì vi si trovava la biblioteca luogo spesso frequentato da molti studenti per ripassare e svolgere i compiti; tuttavia quel tardo pomeriggio era quasi completamente vuota, era orario di cena e la maggior parte dei ragazzi che popolavano il castello si trovavano in Sala Grande a cenare, inutile la differenza di età. Blair invece aveva deciso di non presentarsi subito al tavolo Verde-Argento, si era fermata qualche minuto in più in biblioteca approfittando del fatto che non ci fosse nessuno per svolgere delle ricerche a proposito delle sue origini. Tra le centinaia di libri molte volte la sua attenzione era stata catturata da dei volumi riguardanti le Veela ma a causa dello studio aveva faticato a trovare il tempo per interessarsene completamente. Così, approfittando di quel giorno di pieno autunno, aveva percorso decine dei corridoi formatisi dagli scaffali dei libri. Dopo diverse ricerche era finalmente riuscita a trovare ciò che cercava e senza esitare un attimo si era subito seduto ad uno di quei tavoli di legno confrontando ciò che vi era scritto sul volume della biblioteca con quello che invece vi aveva scritto sua madre su un vecchio taccuino che aveva ereditato. Su quest'ultimo vi erano diverse foto di sua madre e suo padre, anche se guardarle la riempiva di una profonda tristezza da fuori questo suo stato d'animo era invisibile, come se non esistesse davvero. Era classico suo nascondere le sue emozioni e i suoi pensieri dietro ad una maschera, pensava che questo potesse in qualche modo proteggerla, così come le mura mentali che si era creata anni prima. Questo, insieme alla sua timidezza, le aveva impedito di avere dei veri amici. Quando viveva nel mondo babbano insieme ai suoi genitori adottivi non si sentiva per niente appartenente a quel posto, i continui sguardi che molti suoi coetanei le rivolgevano erano qualcosa che non riusciva a sopportare, soprattutto non capendo a cosa erano dovuti, e forse era anche quello il motivo per cui preferiva la solitudine alla compagnia.*
*Quando le arrivò la lettera per Hogwarts non sapeva nemmeno di avere origini magiche, non aveva idea dell'esistenza della magia, e si era sentita come catapultata in mondo a lei estraneo completamente nuovo. Inizialmente pensava che forse lì sarebbe cambiato tutto, che gli sguardi sarebbero cessati una volta per tutte, ma a quante pare si era solo fatta troppe illusioni. La verità era che si sentiva fuori posto anche lì. Facendo ricerche in biblioteca aveva scoperto di più sulla natura Veela di sua madre e così si era anche spiegata molti comportamenti che prima non capiva; però vivendo circondata dai maghi c'erano molte probabilità che questi intuissero la sua discendenza. Non si vergognava di questo, né tantomeno credeva fosse qualcosa di sbagliato, ma per una volta voleva sentirsi parte di un gruppo e identica agli altri. Certe volte desiderava non essere nata da una Veela e da un babbano. Le faceva male pensarlo, sua madre era morta a causa del padre che aveva scoperto che sapeva praticare magie, se non fosse stato per lui ora sarebbe ancora viva. Non sapeva dove fosse suo papà in quel momento, non ricordava nemmeno il suo aspetto, forse era stato arrestato dalla polizia babbano o forse era morto pure lui per qualche altra ragione; le sarebbe piaciuto scoprirlo ma allo stesso tempo aveva paura di saperlo.
Notando che stava iniziando a farsi tardi chiuse il libro preso dalla biblioteca e insieme prese il vecchio diario che si portava appresso dal primo settembre. Con il solito cappuccio nero della divisa sulla testa uscì dalla biblioteca, aprendo il grande portone che la separava dal corridoio. Non sembrava esserci nessuno per le scale, da una parte per lei era una fortuna ma dall'altra no. Il castello era moro grande e nonostante vi abitasse da qualche mese non era ancora riuscita ad imparare le strade; spesso riusciva a perdersi al suo interno per poi essere costretta a chiedere indicazioni ai dipinti che raramente le prestavano ascolto.
Con passo svelto scese i gradini trovandosi al piano inferiore rispetto a quello della biblioteca, vi era passata diverse volte ma non aveva prestato molta attenzione ai dettagli che lo caratterizzavano e ora faceva fatica ad orientarsi.*
"No, no, non posso essermi persa ancora!"
*Pensò arrabbiata con sé stessa per la sua sbadataggine. Rallentò il passo, guardandosi attorno per cercare qualcosa che potesse esserle familiare. Sapeva per certo di trovarsi al terzo piano ma dove di preciso non ne aveva idea. Arrivare ai sotterranei sarebbe stata dura. Doveva posare i libri prima di andare a cena ma anche se incontrava qualche studente non poteva domandargli direttamente come arrivare alla sua sala comune, a meno che questo non fosse stato un Serpeverde come lei; era infatti vietato riferire a qualcuno che non fosse della propria casata dove si trovasse la rispettiva Sala Comune... doveva inventarsi qualcosa al più presto se non voleva ritrovarsi a vagare tutta sera per il castello.*
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*Il primo allenamento di Quidditch era stato devastante per il fisico del giovane Oliver il quale, immediatamente dopo, si era recato in Sala Comune per godersi un meritato riposo approfittando della piacevole compagnia dei suoi compagni e dell'atmosfera familiare donata dal calore del camino poco distante dalla poltrona sulla quale si era lasciato cadere in maniera poco raffinata. Naturalmente aveva immaginato che non sarebbe stata una passeggiata ma non credeva che l'avrebbe distrutto in quel modo. Aveva voluto provare quel bizzarro sport dei maghi di cui tutti parlavano in continuazione da quando era arrivato a Hogwarts, quindi aveva deciso di presentarsi per una prova ed eventualmente entrare nella squadra. Più che per lo sport in sé, Oliver lo aveva fatto perché sarebbe stato un altro buon pretesto per conoscere nuovi maghi come lui. L'undicenne era un ragazzino vivace e sempre in cerca di una scusa per fare nuove amicizie, quindi aveva consapevolmente rimandato di una mezz'oretta la cena in modo da poter sfogare la sua irrefrenabile voglia di socializzare in Sala Comune con alcuni suoi compagni. Infatti, solitamente, si recava in Sala Grande intorno alle diciotto e trenta essendo stato abituato a cenare presto. Fin da quando era piccolo scendeva a quell'ora dal piano in cui si trovava la sua cameretta nella casa in cui viveva a Liverpool per sedersi a tavola insieme ad i suoi genitori ed a suo fratello Ethan. Quando abbandonò la Torre di Grifondoro per recarsi in Sala Grande, tuttavia, perse l'orientamento a causa delle scale che avevano cambiato posizione.*
No, dai... Proprio adesso?
*Disse come per lamentarsi con le scale. Non era la prima volta che accadeva naturalmente, però, ogni volta per Oliver era un grande disagio dato che i percorsi non erano il suo forte. Quando era arrivato per la prima volta al Castello era stato messo al corrente dell'attitudine delle scale nel muoversi ed aveva anche letto qualcosa a riguardo su un libro prima di arrivare al binario nove e tre quarti. Non si aspettava, però, che avrebbe potuto creare tutto quel disagio in lui! Inoltre, in quel punto del terzo piano in cui era arrivato scendendo dalla Torre del settimo, sembrava non esserci neppure l'ombra di uno studente che potesse aiutarlo con il percorso che doveva effettuare. Qualunque mago o strega dal secondo anno in su, infatti, avrebbe potuto indubbiamente indicargli la strada corretta per arrivare in Sala Grande ma quel giorno il destino sembrava avercela con lui dato che quel punto delle scale era vuoto. Si incamminò quindi per il corridoio quando finalmente vide un'altra studentessa. Non ci mise molto, però, a capire che anch'ella si era smarrita essendo probabilmente nella sua stessa situazione di primina ancora non sufficientemente orientata all'interno del castello. Decise comunque di avvicinarsi a lei con il suo solito sorriso disegnato sul volto.*
Dimmi che non ti sei persa anche tu!
*Esordì con fare da adulto rivolgendosi alla ragazzina bionda di fronte a lui.*
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*Il corridoio era vuoto, nulla le poteva dare la certezza che qualcun altro stesse percorrendo quelle strade nel suo stesso momento. Da ogni parte si voltasse la visuale era sempre la stessa: lunghi corridoi popolati da dipinti intenti a parlottare tra di loro. Piú di una volta aveva provato a chiedere loro delle informazioni, almeno riguardante la sua posizione in quell'istante, ma la loro reazione si ripeteva all'infinito ignorando la giovane Serpina. Ogni tanto sbirciava fuori da una delle finestre che regolarmente si affacciavano alla parete, sperava di poter vedere il Lago Nero in modo da poter distinguere almeno in che facciata del castello si trovava, ma nulla. Alla fine non vi era altra spiegazione, stava girando in tondo. Non poteva credere di essere riuscita a perdersi ancora, dopo tutte le volte che aveva fatto avanti e indietro dalla biblioteca ancora non aveva imparato la strada. Il suo orientamento era veramente scadente. Sapeva di non essere l'unica a trovare le strade del castello un labirinto intricato di corridoi immersi nel buio, peró non riusciva a perdonarsi il fatto di non saper giungere in Sala Comune dopo due mesi passati in quella scuola.
I suoi passi affrettati riecheggiavano sul pavimento, solitari, mentre si guardava attorno spaesata. Le lanterne illuminavano la parete di ombre che con il passare dei minuti si allungavano lentamente. Se la sua intenzione era quella di fare tardi a cena senza che nessuno se ne accorgesse le sue aspettative erano state completamente deluse dal suo senso dell'orientamento. L'idea che all'inizio di settembre le era venuta, ovvero quella di creare una piantina del castello, all'inizio le era sembrata stupida; chi mai avrebbe creato una cartina della scuola in cui viveva?! Ora peró si pentí di non essersi data ascolto, forse adesso non si sarebbe ritrovata in quella situazione.
I suoi passi si fermarono, in un suono ottuso e uniforme, mentre si portava la mano libera alla bocca mordicchiando le cuciture della divisa. Un altro rumore peró attiró la sua attenzione; erano passi, poco ma sicuro, ma non erano i suoi. Nei dintorni c'era qualcuno, se fosse riuscita a trovare la persona a cui appartenevano non ci sarebbero piú stati problemi. Ascoltó piú attentamente cercando di intuire da dove provenissero. Camminando lentamente, senza dare rumore per non confondere i suoi passi con quelli che aveva sentito poco prima, svoltó un angolo trovandosi davanti ad un ragazzino sorridente piú o meno della sua età, nonostante fosse abbastanza alto. Aveva un volto familiare, probabilmente l'aveva visto allo smistamento o durante qualche lezione.
La speranza che prima aveva provato nascondendola dietro una maschera di impassibilità che le si disegnava automaticamente sul volto fu subito sostituita da pensieri piú cupi. Le parole del giovane le fecero capire che anch'egli si era perso in quel labirinto di pareti, probabilmente credendo che lei invece sapesse la strada. Con un cenno del capo appena percettibile sotto al cappuccio nero della divisa, confermó ció che avrebbe preferito non fosse vero. Nonostante nessuno dei due fosse a conoscenza della strada per arrivare in Sala Grande pensó che magari insieme a qualcuno avesse piú probabilità di capire dove si trovavano. Riflettendo tra sé e sé si guardó rapidamente attorno, come se si aspettasse di vedere qualcuno altro arrivare, e dopo essersi morsa delicatamente il labbro inferiore disse, con il suo solito tono d'incertezza e il volume basso appena udibile all'altro:*
Io arrivo dalla biblioteca, in fondo al corridoio su per le scale..
Te invece?
*Disse indicando con la mano libera un punto i distinti oltre al corridoio dal quale proveniva, mente con l'altra stringeva i due libri che aveva portato con sé.
In quel momento non aveva certezze su dove si trovasse, peró sapeva essere al terzo piano. In teoria avrebbero dovuto trovare delle scale in modo da poter raggiungere i piani inferiori ma ció che non la convincevano erano appunti quest'ultime: "alle scale piace cambiare". Osservó il ragazzino dagli occhi bruni sperando potessero aiutarsi a vicenda.*
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